Blacklands by Belinda Bauer

Blacklands by Belinda Bauer

autore:Belinda Bauer [Bauer, Belinda]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Marsilio
pubblicato: 2011-09-03T22:00:00+00:00


22.

Lo zio Jude tornò.

Un giorno erano in quattro e quello dopo si ritrovarono in cinque.

Steven era nella sua stanza a lottare con un 3x-5y e tutte le sue sconcertanti variazioni, quando sentì uno scricchiolio nel corridoio e lo zio Jude che chiedeva: «Come va l’orto?»

Si voltò di scatto per la sorpresa, che però cercò subito di dissimulare. Non era fico mostrarsi troppo contenti di vedere qualcuno.

«I pomodori fanno schifo» disse facendo spallucce, «ma le patate vanno alla grande.»

Lo zio Jude sorrise. «Be’, anche gli scemi sono capaci di far venire su le patate. Guarda gli irlandesi.»

«Ma tu sei irlandese!»

«È per questo che lo so.»

Poi lo zio Jude si mise a curiosare tra le cose di Davey, sempre con il sorriso sulle labbra, e Steven capì che non stava cercando di nascondere quanto era felice di vederlo, e questo lo fece vergognare perché lui invece l’aveva fatto. Tirò giù dal letto le gambe e cinse con le braccia la vita dello zio Jude, sentendo sulla schiena le mani di quell’omone che lo salutava dopo tutto quel tempo dandogli delle pacche.

Il bisogno di dirgli tutto gli salì dentro come una smania.

Che sia lo zio Jude a prendere una decisione; che sia lo zio Jude ad andare a trovare Arnold Avery in prigione e a fargli sputare a furia di botte il nome del posto; che sia lo zio Jude a tirare fuori Billy e a prendersi tutto il merito... a Steven non interessava più, voleva soltanto che fosse tutto finito.

Aprì la bocca e...

«Il carrellino della nonna tiene.»

Steven annuì, ma la voce dello zio Jude non gli pareva più così sicura.

«Vedo che se lo tira dietro che è un piacere.»

Steven esitò, poi annuì. Non voleva guastare un argomento come quello. Sapeva che lo zio Jude non stava soltanto facendo il simpatico: la nonna adorava il suo carrellino e lo portava in giro anche quando non andava a fare la spesa. Le facevano male le anche e quel carrellino così robusto era anche un sostegno per la sua andatura dondolante e un po’ bizzarra.

«Guarda come sei diventato alto.»

«Eggià. I pantaloni sono tutti corti.»

«Io però ho sentito che adesso vanno alle caviglie.»

Steven sbuffò e si staccò dallo zio Jude.

«Dove sei stato?» Cercò di usare un tono non troppo accusatorio, ma gli venne fuori comunque un po’ piagnucoloso.

«In giro.»

«Perché non sei venuto a trovarci?» Steven si sarebbe preso a calci. Lo zio Jude non era suo padre. Perché avrebbe dovuto andare a trovarli se non usciva più con sua madre?

Lo zio Jude allargò le dita e sospirò. «Lo sai com’è, Steven. Le relazioni funzionano così.»

Steven provò un certo orgoglio per il fatto che lo zio Jude lo trattava come uno che sapeva come funzionano le relazioni. E anche sua madre, convinta che lui già sapesse come funzionava il sesso. Steven si sentiva un po’ cresciuto e un po’ impostore.

«Già» disse.

La cosa che non vedeva l’ora di domandargli gli si era incastrata nella gola, ma se ne rallegrò.

Chiedere allo zio Jude quanto sarebbe rimasto sarebbe stato come mettere alla prova il destino.



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